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Visualizzazione dei post da gennaio, 2021

(Video in Esclusiva) QUANDO LA SENSIBILITÀ INCONTRA LA RAFFINATEZZA. LA MAGISTRALE INTERPRETAZIONE DI ALFREDO NATOLI di Luciano Armeli Iapichino

  Non è facile cogliere certe sottili rispondenze. Non è facile, per chi avverte il vuoto del nichilismo contemporaneo e subisce la bruttura terrena, scovare le sorgive dei linguaggi dell’anima e rigenerarsi. E non è facile, allo stesso tempo, ricrearle, dar voce all’emozione, a quella dimensione in cui vanno a confluire quei sentimenti spesso calpestati e inascoltati nella loro pulsante esternazione. Alfredo Natoli , ha “annotato” con la sua magistrale interpretazione il dialogo tra sensibilità e raffinatezza, tra l’ homo che riesce a percepire il tormento dell’esistenza, la fugacità della vita e, in antitesi, la sua straordinaria bellezza e l’ homo che attiva la poiesis dell'ipersensibilità.  Il suo far parlare, attraverso il sax, The crisis di Ennio Morricone è da brivido, è lacrima pura, è autentica sosta nell'emotività, è pari tempo dolore e speranza, nostalgia per un qualcosa che non c’è più e felicità per averlo vissuto. È accoglienza, ancora una volta, alle mer

27 GENNAIO, SPECIALE CAMPI DI CONCENTRAMENTO: ADOLF EICHMANN E JOSEF MENGELE di Luciano Armeli Iapichino e Antonio Baglio

      Nel secondo appuntamento dello speciale Campi di concentramento vengono tracciati i profili di due protagonisti dell’orrore nazista: Adolf Eichmann e di Josef Mengele , rispettivamente a cura di Antonio Baglio e Luciano Armeli Iapichino . Oggi dinanzi alla disaffezione e al disinteresse per certi argomenti, per gli ebrei, per la loro storia, il loro sterminio, (già molte volte le nuove generazioni hanno palesato una sorta di insofferenza alle sollecitazioni della memoria) si è aggiunta una pericolosa sottovalutazione di fenomeni socio-politici che, usciti dalla condizione di latenza, si annidano nell’accettazione involontaria e menefreghista di un prototipo umano distratto dall’eccesso utilitaristico e non disposto all’approfondimento. L’attualità ha già offerto gli stessi inquietanti segnali del passato velati da una fragile e apatica predisposizione all’indifferenza. La memoria sembra aver smarrito la sua funzionalità.   Adolf Eichmann tra “banalità e verità del male”

27 GENNAIO: SPECIALE CAMPI DI CONCENTRAMENTO di Luciano Armeli Iapichino

    Il Dottor Auschwitz, l’angelo della morte: Josef Mengele   Era capace di essere gentile con i bambini da renderli molto affezionati a lui, da portare loro zucchero, da pensare a piccoli particolari della loro vita quotidiana e da fare cose che noi ammiravamo genuinamente … E poi, subito dopo … il fumo dei crematori, e questi bambini, domani o fra mezz’ora, li avrebbe mandati là. Ecco dov’era l’anomalia. Un medico prigioniero ad Auschwitz ( Robert Jay Lifton , I medici nazisti , Bur, Bergamo 2010, p. 439)   In occasione della giornata della memoria, dinnanzi al riecheggiare in maniera tangibile di sentimenti antisemiti, di odio e di disprezzo per la dignità umana, dinanzi al serpeggiare di nuove forme di totalitarismi del pensiero e, in tempi di fotogrammi da Marte, di adesioni e di simpatie allo spirito nazi-fascista spesso celato in e da leader o semplicemente da esseri umani dal corredo etico apparentemente corretto, dinanzi alla mortificazione del fat

CALOGERO GIALLANZA , IL SUONO DEL MARE NOSTRUM di Luciano Armeli Iapichino

È salito sin lassù, sino al Monte delle Felci, una delle due gobbe di Salina. Non da solo: con il suo flauto e la sua anima. Per forgiarsi al tutto, all’orizzonte, ai canti dei pescatori, alle altre sorelle, a Strombolicchio, a Ginostra, allo Scoglio di Basiluzzo, a Pollara, la caldera vulcanica che è diventata uno degli anfiteatri naturali più belli del Mare Nostrum. Forse del mondo. Per sentire u scrusciu du mari e raccontare, con il pentagramma pronto a incidere le note della natura, la sua favola del vento e del mare , uno dei documentari più profondi sul Mediterraneo trasmessi in tutto il mondo a firma di Paolo Gandini. E dopo qualche decennio, il maestro Calogero Giallanza non dimentica, pari tempo, oltre la bellezza che non si scompone, anche la tragedia del Mediterraneo. E in tempi di neofascismi serpeggianti, persecuzione degli ultimi, indifferenza per i barconi e la disperazione, per non far dimenticare l’unica storia dell’unico bacino del Mare Nostrum, insieme all’algerino

UNA DELLE COSE CHE NON HO MAI COMPRESO NELLA STORIA DI ATTILIO MANCA, O FORSE SÌ di Luciano Armeli Iapichino

Non sto qui a ricostruire nuovamente le tappe della surreale “menzogna” creata attorno alla vicenda dello sfortunato urologo di Barcellona Pozzo di Gotto. Solo alcune considerazioni: 1) Non ho mai compreso perché in diciassette anni di insulto all’intelligenza umana e al senso di giustizia, l’Ordine dei Medici di riferimento o nazionali abbiano “accettato” passivamente (salvo il disappunto e il disgusto personali di qualche eccezione) le aberranti allucinazioni delle ricostruzioni autoptiche sul cadavere di Attilio Manca, l’antitesi fin troppo insopportabile tra il referto e le martoriate foto visibili al mondo, tra verità processuale e verità scientifica. Nessuna presa di distanza ufficiale. 2) Stesso discorso vale per la Magistratura. Tanti onesti magistrati hanno in cuor loro di certo chiesto scusa a quello stato morale per cui, ciceroniamente parlando, la Giustizia dovrebbe essere “osservata per l’utilità comune, che attribuisce a ciascuno la sua dignità” . Ma in fondo, una di

SU UN’IMMAGINARIA PANCHINA TRA VENTI DI ZAGARA E DI PANDEMIA DIALOGANDO CON PAOLO BORROMETI di Luciano Armeli Iapichino

Per chi, come me, vive nel cuore del Mediterraneo, in Sicilia, ripensando alla sua storia millenaria, ai suoi uomini migliori, ai suoi martiri, ai suoi mandorli, alle sue architetture arabe e barocche, alle arsure, tra l’olfatto di ginestra e di zagara, e possiede un genoma per così dire “insulare”, nuotare, specialmente in periodi tristi come questi, dentro quella dimensione tipicamente nostrana fatta di aneddoti, sapori dell’anima, orizzonti eoliani e infinite storie, è cosa naturale. È vitalità. È sicilianità. È pensiero che nasce dalla visione di un sagrato, di una piazza, di un cappero, da un’espressione dialettale. Troppe civiltà. Troppe eredità. Sterminati stimoli. Un tempo c’era la corrispondenza epistolare, certamente più affascinante, per l’attesa, per l’inaspettato, per la calligrafia di chi aveva speso del tempo a scriverci e che delineava, anche, la fotografia del mittente, con i suoi occhi, il suo pensiero, il suo tormento, le sue felicitazioni, le sue fibrillazioni inte

ADRIANO URSO, STORIA DI UN PIANISTA MORTO DI SOPRAVVIVENZA di Luciano Armeli Iapichino

Adesso suona il piano da un’altra parte. Ma almeno lo suona. Perché gli anni passati per la formazione, per elevarsi a eccellenza, per regalare sogni, per costruire atmosfere dell’anima, per soddisfare quella famelica passione di note, non potevano essere “buttati” nel nulla; non potevano svanire dinanzi all’inspiegabile, al tramonto, all’inimmaginabile, all’invisibile, a quel maledetto virus che ha piegato il pianeta, stremato i sopravvissuti, sfibrato l’ottimismo e messo da parte, come se non servisse, la creatività, il genio, la passione, il pentagramma, una voce, un libro. Adesso la platea è d’eccellenza: è la trascendenza. Questa è la storia del pianista jazz Adriano Urso , morto da rider a 40 anni, colto da infarto mentre spingeva la sua macchina al freddo durante una consegna. Morto di sopravvivenza. Come tanti operatori di cultura, musicisti, tecnici, fonici, cantanti, coristi, scrittori, che arrancano per garantire dignità alla dignità, vita alla dignità e dignità alla vita.

ANDREA SCANZI, UNA VOCE DA ASCOLTARE, PER ANTIMAFIA DUEMILA di Luciano Armeli Iapichino

Intervista del 13 aprile 2020. Ci sono delle epoche per le nazioni che la Storia, come belva famelica pronta ad avvinghiarsi su prede più o meno succulenti che transitano sulla linea del tempo, tratta con indifferenza in attesa di avvicendamenti epocali di più ampio interesse e valutazione. E in questo esordio di 2020, registrati per quanto ci riguarda, per l’italica specie, gli orizzonti consuetudinari di un feedback politico tanto nella norma (ma forse un tantino a ribasso) quanto pirotecnico se teniamo conto delle assurde manovre di alcuni capi d’opposizione (iniziate l’estate scorsa) e in piena esecuzione nel loro invisibile imbarazzo; consapevoli dell’endemica conflittualità di un Paese che dal tempo dei guelfi e dei ghibellini, della congiura dei Pazzi e della pace di Lodi attende ancora un “veltro” dantesco e divino per far suonare all’unisono la nazion da feltro e feltro … ecco che, nostro e planetario malgrado, il Covid-19 scompiglia le carte del tempo, delle priorità, delle

UN GRANDE PASSO PER L’UMANITÀ … SECOLI DI ARRETRAMENTO PER LA DEMOCRAZIA di Luciano Armeli Iapichino

Una delle dichiarazioni di Buzz Aldrin non appena si toccò il suolo lunare fu: “magnifica desolazione”. Laddove il “magnifica” evidenziava uno stupore inenarrabile, oltre i convenzionali codici linguistici, oltre le umane soglie di terrestre incredulità. L’umanità, da quel momento in poi, sarebbe stata proiettata su visioni altre, con sovrastrutture intellettive che si sarebbero imposte come obbligatorie dopo la conquista di quella frontiera vagheggiata prima di allora solo nei libri di fantascienza. L’uomo, con la sua storia, la sua poiesis, il suo coraggio, ma anche con i suoi limiti, i suoi difetti e la sua secolare auto-flagellazione, aveva segnato, in quel non troppo lontano luglio del 1969, una linea di non ritorno oltre la quale nuove parole d’ordine sembravano destinate a imporsi. Tra queste, di certo, quelle di “civiltà” e di “pace”, con la Terra contemplata per la prima volta da un’altra angolazione, dal di fuori, teneramente da tutelare come nido isolato e sperduto nello s