LA NOSTRA PERSONALE VIA CRUCIS DELLA STORIA: QUANDO IL TEMPO LO ABBIAMO VISSUTO PRIMA DI AVERLO LETTO di Luciano Armeli Iapichino.
Ogni essere umano ha vissuto - e
continua a farlo - una personale via Crucis dell’esistenza, protagonista e testimone
a ogni sosta delle stazioni del tempo storico, a volte veri e propri momenti
traumatizzanti, a ogni modo forgianti il suo pensiero, il suo carattere, le sue
inclinazioni e le sue paure. Anche inconsce.
Ho vissuto gli ultimi venticinque
anni del secolo scorso e i primi venti del nuovo Millennio. Quasi mezzo secolo
di sconvolgimenti radicali della vita umana che è passata dalla scuola con le
punizioni dietro la lavagna a quella in DAD con smartphone, tablet, Notebook,
AirPods, Teams, Meet, Argo; dai giochi nei cortili dell’oratorio a quelli su
Ruzzle e TikTok; ai cineforum domenicali organizzati da Padre Peppino in un
garage adibito a cinema e alla fine dei quali eravamo tutti Bud, Terence e
Bruce alle piattaforme Netflix, Amazon Prime, Sky; dalle prime lettere d’amore
inviate in italo-dialetto senza consecutio
e ai lunghi tempi d’attesa (a volte mesi) delle risposte e ai potenziali cenni
di interazione prossemica durante la messa domenicale (come nel film di Troisi
e Benigni in Non ci resta che piangere),
agli Short Message Service, in gergo SMS, che hanno azzerato fantasia, tempi ed
emozione.
Potremmo citare tante altre cose,
dalle Fiat 600 (quella di papà era rossa e carica di legna), alla scatola-tv in
bianco-nero e dal segnale in bilico con l’antenna letteralmente appiccicata
alla parete con lo scotch e con la quale il nostro maestro delle elementari nel
doposcuola ci faceva seguire la partita della nazionale, alle colonnine
elettriche di ricarica delle nuove car modello e.tron, iX, e-C4, Ami, Evo, Ioniq
E., Kona, I-Pace, UX, EQA, EQC, EQ, ID.3, alle smart TV ultra piatte, ultra
tridimensionali, ultra ingioiellate.
Ognuno di noi ha vissuto,
comunque, anche una sua personale via Crucis della Storia, ossia quei momenti
che hanno sconvolto la nostra esistenza e che si sono, in seguito, comodamente
assisi nella bacheca dei ricordi, sostituendo via via quelli tramandati dai
nostri genitori e dei nonni e della loro Storia ad altri, nostri, e gelosamente
custoditi.
Di questo primo mezzo secolo ne
ricordo, tra gli altri, alcuni che hanno segnato la mia Historia personale. E
non solo la mia:
1) La
caduta nel pozzo, la prima diretta televisiva di una cronaca, l’incoraggiamento
di Sandro Pertini, la morte e poi il recupero del piccolo Afredino Rampi a Vermicino. È stato il mio primo trauma che la
Storia, mascherata da Presente, mi ha regalato. Alfredino era un bambino di sei
anni, come me. Ed è morto correndo in una campagna inghiottito da un pozzo. È
stata una lunga maratona televisiva durata giorni: il trionfo della morte.
Capivo già
abbastanza da non voler capire nulla. Era il 10 giugno del 1981.
2) Dell’uccisione
di Carlo Alberto dalla Chiesa e
della moglie, nella cosiddetta strage di via Isidoro Carini a Palermo, ricordo
solo l’immagine in tv della 112 crivellata di colpi e dei due capi, uno riverso
all’indietro e uno in avanti: preludio di una sconcertante mattanza che da
siciliano avrei vissuto con il passare del tempo. Era il mese di settembre del
1982.
3) Sono
cresciuto a pane e libri di Jules Verne: Ventimila
leghe sotto i mari, Viaggio al centro della Terra, Dalla Terra alla Luna
solo per citarne alcuni. E proprio quest’ultimo lo stavo rivivendo in chiave
moderna, sempre in mondovisione, nel gennaio del 1986 con lo Space Shuttle. Era
un’impresa particolare perché, alle solite fascinazioni di un viaggio spaziale,
portava con sé delle novità. Portava con sé, tra l’equipaggio, Sharon Christa
McAuliffe, una civile, un’insegnante, selezionata tra tante a vivere quel
sogno, che era un po' il sogno di tutti. Non ebbe il tempo di tenere la sua
ultima lezione dallo spazio. L’esplosione
del Challenger avvenne dinanzi agli occhi del mondo ma soprattutto a quelli
dei suoi genitori, dei suoi amici e dei suoi studenti che si trovavano nelle
tribune del Kennedy Space Center.
4) Nel
1988, esattamente il 12 giugno, con Don Mauro e altri compaesani, andai a
“incontrare” Papa Wojtyla a Tindari. La sua storica visita mi ha
impressionato soprattutto perché era la prima volta che mi immergevo in una
folla oceanica e in uno spazio sterminato, inondato di ventose bandierine
giallo-bianche di cui ancora oggi ricordo l’atmosfera festosa.
5) Uno
dei momenti che ricordo bene è stata la caduta
del muro di Berlino del 1989. Le immagini che arrivavano dalla Germania,
accompagnata dalle telecronache dal sapore storico, rimandavano a qualcosa di
importante che stava succedendo nel vecchio continente e che avrei ritrovato
nei libri di storia sia come studente, sia come docente. La Storia voltava
pagina. E capitolo.
6) Ho
conseguito la maturità scientifica a cavallo delle due stragi. L’orrore di quel terribile ’92, per citare il
titolo del libro dell’amico Aaron Pettinari, è rimasto indelebile negli occhi
dell’intero pianeta. Alla mia generazione sicuramente.
Poi, il 15 gennaio del 1993, successe un’altra cosa: mi trovavo a Palermo per la visita medica del
servizio di leva. Avevo diciotto anni. D’un tratto in città esplose il caos. Le
sirene impazzavano per le strade, si respirava un’atmosfera surreale commista
alla sensazione che fosse accaduto ancora una volta qualcosa di grave, senza
comprendere cosa. Poi la voce si diffuse: i Carabinieri del R.O.S. avevano
posto fine alla latitanza del carnefice, Totò
Riina. E dopo l’inferno di qualche mese prima, dopo le due stragi, Capaci e
Via d’Amelio, e quella di Via dei Georgofili, la mancata mattanza all’Olimpico di
Roma, quella era francamente una bella notizia. Di quelle che lasciavano
sperare. Di quelle che lasciavano pensare che la ruota, alla fine, avesse
girato anche per i cittadini onesti, per il futuro di quest’isola senza futuro.
Nessuno, però, ci aveva parlato di Trattativa Stato-mafia, di zona grigia, di Massoneria,
di potere deviato. Nessuno ci aveva parlato dei cosiddetti uomini-cerniera,
ovvero di quei soggetti balordi che fanno da collante con la mafia, i poteri
deviati e le istituzioni e che sono invischiati in tutti i misteri irrisolti di
questa nazione. Che sono tanti. Troppi. Nella testa della mia generazione non
c’era l’idea che la mafia avrebbe sempre cambiato casacca, si sarebbe
infiltrata nelle istituzioni e avrebbe avuto come portavoce rispettabilissimi
professionisti e rappresentanti. Per noi la lotta era tra il bene e il male. Ci
sbagliavamo. E sempre la Storia ce lo ha confermato.
7) Il
I maggio del 1994 la Storia è tornata a bussare nella mia vita e in quella del
mondo: siamo stati in tanti i testimoni dello schianto di Ayrton Senna nella curva del Tamburello a Imola. Anche in quel
caso, immagini e telecronaca da brivido. Non saranno le ultime. Simoncelli e non solo lui, purtroppo,
ce lo ha ricordato.
8) Le
immagini del mito in fiamme, il Concorde,
il 25 luglio del 2000, sono un’altra pagina indelebile nel libro delle tragedie
e negli occhi di chi era cresciuto con quel mito prometeico che aveva
accompagnato le generazioni della seconda metà del ‘900.
9) L’11 settembre del 2001 è l’anno che
tutto il mondo ha impresso nella memoria. Ancora oggi, i servizi televisivi di
quella guerra alla civiltà e alla quotidianità, devastano e impressionano pari
tempo. Una delle pagine più buie della nostra storia insieme a quelle
riguardanti le decapitazioni dei tagliatori di gola dell’ISIS e ai loro macabri
rituali, (come dimenticare l’esecuzione del pilota giordano bruciato vivo in una gabbia e il cui strazio è
stato ripreso in un video mostrato al mondo. Seguiranno gli orrori delle stragi
di Francia e in alcune capitali d’Europa tutte rigorosamente filmate.
10 Tante
altre vicende hanno segnato quei tempi e il primo ventennio del Millennio:
terremoti, tsunami, guerre, orrori, tragedie, femminicidi, il dramma della caduta del Ponte Morandi.
Non ultima, quella della prigione globale imposta dall’invisibile e che ha dato
vita a una pandemia di tipo medievale
insaziabile di vite umane e che, paradossalmente, si prende beffa
dell’essere umano e della sua corsa per stanarlo inoculando paura ad altra
paura. AstraZeneca, il suo antidoto, è stato il primo vaccino crocifisso,
almeno momentaneamente, dal virus.
A voi le
sollecitazioni della vostra Storia.
Il mondo in una foto (L.A.I.)
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