Passa ai contenuti principali

IL DRAMMA DELL' ITALIETTA DI OGGI: IL "CASO" SCANZI di Luciano Armeli Iapichino

Immagine dal profilo Facebook del noto giornalista

Questo è un Paese assurdo, rovesciato, tanto civile e incivile parafrasando qualcuno.
È il paese dei portatori di santi: Santa Frustrazione e Santa Miseria, quella spirituale.
È il Paese del sti cazzi sui paradossi giudiziari di Piazza Fontana, quello del chi se ne frega (a parte qualche anima di qualche movimento dotato di sensibilità civica che pure c’è) se ancora non abbiamo la verità su Via d’Amelio e su una sterminata serie di delitti/misteri di Stato e non, su cui ancora aleggia il dinamismo statico degli apparati depistanti antistatali.
È il Paese delle sciagure politiche ventennali, decennali, quinquennali e dei bubbonici (eticamente parlando) portaborse di Riyad.
È il Paese dei Gratteri e della più inquietante operazione anti-ndrangheta legata, ahimè, con la museruola alla scrivania della grande informazione nazionale.
È il Paese della gestione delle RSA nella prima ondata del virus e del chi se ne fotte a parte i familiari che hanno perso i loro cari; del teatro e della crisi politica tra le bare (acqua lavata), della scorta a Liliana Segre (robe pirandelliane), del dramma dei femminicidi (croci in più nei cimiteri) e così all’infinito.
È il Paese delle stronzate che fanno audience e dello sfascio etico, politico, sociale, culturale degenerante che non fa notizia.
È il Paese degli stronzi assurti a modello, a guida suprema, e dei capaci ma onesti relegati a stronzi.
Ed è il Paese dell’invidia. Anche intellettuale. Soprattutto intellettuale.
Lo insegna Marco Tullio Cicerone con la sua Pro Archia Poeta, l’orazione in difesa di un intellettuale di razza come Aulo Licinio Archia, caduto nella trappola e nelle sabbie mobili delle frustrazioni dei suoi detrattori che lo accusarono ingiustamente di aver usurpato la cittadinanza di Roma.
Lo insegna la fastidiosa esistenza di un certo Ettore Maiorana e del suo universo intellettuale ostico a certi provinciali di via Panisperna prima, nei corridoi accademici delle dinamiche di nepotismo dopo.
Lo insegna la storia della pubblicazione del Gattopardo di Tomasi di Lampedusa e la fustigazione processuale di un ventennio perpetrata con i cocci della becera ideologia fascista sulla pelle di un certo Pier Paolo Pasolini.
Lo insegna tutto. Anche la turbo-connessione alle valanghe di fake giornaliere che monta casi mediatici dal nulla.
Come quello accaduto ad Andrea Scanzi, il noto giornalista-scrittore seguitissimo per il suo modo diretto e schietto di presentare la sua idea di giornalismo, reo di aver “salvato” una dose di vaccino e una buona azione dal cesso e un’insondabile e infinitesimale percentuale in più di fermare una pandemia che falcia 400 morti al giorno. Di cui la stragrande maggioranza della gente, con i suoi furbi e reiterati comportamenti censurati dall’ennesima restrizione nazionale dopo un anno, non nutre più rispetto né timore.
Nel Paese, il nostro, in cui si pregava Iddio per una rapida sperimentazione di un vaccino per fermare il mostro; quello in cui il vaccino antiamericano, AstraZeneca, finisce in quantità industriale nelle pattumiere e in cui l’informazione terrorizza sui potenziali effetti funesti di un antidoto che come tanti altri cerca di fare la sua parte nella guerra nucleare della natura, monta il caso-bufala “Scanzi”. Con tanto di insulti per la famiglia. Si legge pure: aperta un’inchiesta. Azz.! 
 Forse non stupisce più neanche questa ennesima panzana. Ed è questo il dramma: l’Italiotta ha perso la capacità di scandalizzarsi per le cose serie martirizzanti questa Repubblica. Ha perso la volontà di comprendere e selezionare il giusto dall’ingiusto, il dramma dalla cazzata, il senso civico dall’anarchia, la civiltà dall’inciviltà. Si è omologato tutto: il dolore, lo stupore, la gravità delle azioni, le maschere politiche e quelle carnevalesche, l’interesse e il disinteresse, la qualità artistica-culturale e l’audience. I giornalisti d’inchiesta e i propinatori del nulla e i cazzari. L’interesse nazionale e l’azione dei detrattori visibili e invisibili a tutti i costi. Si è omologato il senso critico. Il fascio con l'approvazione giornaliera del suo sfascio sociale e i comunisti con la commistione ideologica disorientante. Non c’è più la base. Non c’è più una sana opinione pubblica. Non c’è più l’Italia del post terremoto. Solo rovine. Solo ferite sempre aperte e conti dal passato insoluti. Un Paese allo sbando, governato dalle maggioranze/opposizioni che sbraitano attraverso portavoce dal dono della Resurrezione. Il libro della storia è tornato ai capitoli precedenti e non per il ripasso.
Caro Andrea, saranno battaglie perse? Certamente no e il tuo seguito lo dimostra; un'occasione mancata di fare silenzio per i devoti della necropoli del pensiero ... sicuramente sì.

Commenti

Post popolari in questo blog

BREVE STORIA DI UN BAMBINO E DI UN’ANTENNA di Luciano Armeli Iapichino

  Le antenne RAI di Monte Soro nel 1958 ( Immagine dalla rete) È il 1958 . L’umanità è in pieno fermento di modernizzazione. Per un satellite che si disintegra (lo Sputnik si sbriciola al suo rientro nell’atmosfera) ce n’è un altro che lo rimpiazza (gli USA mettono in orbita l’ Explorer 1 ). L’EURATOM e la NASA diventano realtà. L’Italia, per quanto riguarda le cose del cielo, vola a modo suo e per il momento con Domenico Modugno e la sua Nel blu dipinto di blu che fa, ugualmente, il giro del mondo. La RAI ha avviato il potenziamento della sua rete televisiva e radiofonica a MF. A Monte Soro, 1847 m s.l.m. nel cuore dei Nebrodi, installa uno dei più potenti centri trasmittenti. Gli antennoni, che dominano le Eolie, l’Etna e sconfinati ettari di bosco, sono “vivi” ancora oggi. 1959 . Ai piedi di questi imponenti mostri di ferro, nel silenzio loquace della biodiversità mediterranea, vi è un bambino dodicenne che, tra fantasia e sogni, li ammira stupito per ore e o...

UNA PROMESSA A BERLINO, lettori e autore rinviati a giudizio dal tribunale della Storia.

Immaginate di vivere con l’ingenuità di un bambino eventi che hanno segnato la storia siciliana, nazionale e planetaria.                           Mixer e Giovanni Minoli Immaginate di vedere da uno schermo Nordmende, tra i primi a colori, il maxi processo, la vicenda di Alfredino Rampi , la strage dell’Heysel… la caduta del Muro di Berlino. La Prima Repubblica.  Soggetti come Richard Cunningham e Derrick , Goldrake e gli arrangiamenti degli Oliver Onions chiamati a felicitare la spensieratezza di una quotidianità fatta di oratorio e di ginocchia sbucciate, di ghiaccioli arcobaleno e di radiocroniche di Bruno Pizzul . Prima che le serate diventassero più impegnative con Giovanni Minoli  e il suo Mixer .  Immaginate di iniziare a respirare le trasformazioni epocali degli anni Novanta con le dichiarazioni di un viso tumefatto, quello del capitano Maurizio Cocciolone , pilota dell’aeronautica militare italiana ...

Luciano Armeli Iapichino è Cavaliere dell’Ordine al Merito della Repubblica Italiana

Lo scrittore Prof.  Luciano Armeli Iapichino  di Galati Mamertino (Me) è stato insignito dal Presidente della Repubblica  Sergio Mattarella  della più alta Onorificenza dello Stato italiano, ovvero Cavaliere dell’Ordine al Merito della Repubblica Italiana, per la sua attività di promozione della cultura e del valore delle Istituzioni verso le nuove generazioni e la società civile, nell’ottica del recupero della memoria collettiva e della costruzione del senso critico. La proposta è stata fatta dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri.  Il Prof.  Luciano Armeli Iapichino  è docente di Filosofia e Storia e membro della Commissione Cultura della Fondazione Caponnetto a Firenze, nonché collaboratore di  ANTIMAFIADuemila.  Si occupa di temi legati alla criminalità organizzata e non solo.