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FOTOGRAMMI DALLA LUNA, DALLA STORIA, DAL DESERTO E DA ROMA di Luciano Armeli Iapichino

 

 

In un luogo non tanto vicino da noi, sulla Luna, insiste il cosiddetto Mare della Tranquillità. Tenetelo bene a mente. Sulla terra, di questi tempi in modo particolare, di tranquillità, di pace, ne abbiamo davvero poca. Una sola scena per tutte: non solo i morti da Covid-19, ma tanti papà con occhi bassi a fare la fila nei centri della Caritas, nelle città come nei piccoli paesi. Ne ho visto uno l’altro giorno, impossibile, a cui se ne sono aggiunti tanti altri, impensabili. I loro bambini, forse, non immaginano il senso di umiliazione e di scoramento di questi papà che rappresentano il volto della dignità contrapposto a quello dei buffoni della politica di casa nostra. Ma questa è un’altra storia.

Torniamo sulla Luna: in quel Mare, a un tratto, si dipana un sistema di depressioni chiamato Rimae Hypatia, come la grande filosofa neoplatonica alessandrina, Ipazia, scarnificata con gusci aguzzi di conchiglia, ancora viva le cavarono gli occhi, decapitata e bruciata per conto dei parabalani, bestie travestite da monaci al soldo di Cirillo vescovo, poi santificato.

L’eminenza del pensiero imbavagliata e oltraggiata dalla potenza in fieri della Chiesa per mano di un suo signorotto (ops, il santo Vescovo Cirillo).

La storia ci fornirà innumerevoli esempi di martiri sacrificati sul patibolo del libero pensiero, degli ideali, della tutela del famigerato “senso critico”.

Giovanna D’Arco temuta, non da una ma da due potenze, umiliata e bruciata da Geoffroy Therage, il suo boia, non aveva compiuto ancora i suoi umili diciannove anni. Correva l’anno 1431. E poi il martire di Campo dei Fiori a Roma, Giordano Bruno, la cui sagoma tra le tende del mercato ancora oggi rivolge lo sguardo nascosto da un copricapo verso il Vaticano che prima di incenerirlo gli aveva applicato la mordacchia, un attrezzo di metallo infilato in gola per evitare che il detenuto parlasse durante il tragitto verso il rogo. Correva l’anno 1600.

I tempi passano, i “roghi” no. Poi c’è Aleksej Naval’nyj, un quarantaseienne che fa tremare il Cremlino. La storia è nota: è il principale oppositore di Vladimir Putin. Al suo arresto, dopo il suo fallito avvelenamento, si registrano, a oggi, 11.000 fermati e più di 6000 anni di carcere già inflitti ai manifestanti che chiedono a gran voce la sua liberazione.

È il coraggio delle idee, dicitur, che fa rivivere gli uomini liberi, determinati, non addomesticabili. Ci ricordiamo, esempio, di Anna Stepanovna Politkovskaja, anche lei russa, in testa a quell’esercito di giornalisti che in ogni dove hanno pagato con la vita la loro opposizione a un sistema dittatoriale, criminale, masso-mafioso; dei magistrati saltati in aria e crivellati, di leader politici, di chiunque sia entrato suo malgrado in quella palude dell’esistenza chiamata mattanza.

Adesso leggete queste due altre storie a voi note.

La prima: immaginate un tizio che vive in un paese straniero e che si reca al suo consolato per disbrigare questioni burocratiche legate a un divorzio in corso. Entra e dopo un po' di tempo, naturalmente, esce. In valigia. A pezzi. È il giornalista Jamal Khashoggi, oppositore al regime saudita a guida di Mohammed bin Salman, principe ereditario a Riyad.

La seconda: immaginate il leader dei leader, il Richelieu dei Mazzarino (l’accostamento dei due personaggi storici è per potenziare la statura dell’uomo), il Martin Luter King dei diritti umani, l’Aldo Moro degli statisti, il Federico II (anzi no), il Lutero delle Riforme, il Lorenzo il Magnifico del Rinascimento, il Mister Bean di casa nostra, che stamani si è materializzato in un muro di Roma, non quello di Palazzo Chigi: Matteo Renzi che stringe la mano a Bin Salman, in occasione della sua ultima visita in Arabia per magnificare una dittatura dopo aver incenerito una democrazia in difficoltà.

Nel grande libro della storia c’è posto per tutti: per i martiri del libero pensiero, per i satrapi, per i loro adulatori, per gli adulatori degli adulatori dei satrapi, per gli artisti.

Tra quest’ultimi anche lo street artist Harry Greb per il murales di Roma.

Pensando allo statista di casa nostra, l’adulatore di MBS, lo ricorderà la voce di un attore-regista, Roberto Benigni, quando tra i campi chiama: Pinoc_hio, Pinoc_hio!

Aspettando la prossima umiliazione di una nazione.

 

 

S. Ronchey, Ipazia. La vera storia, Bur, 2011.

R.Pernoud -M.V. Clin, Giovanna D’Arco, Il Giornale, Biblioteca Storica 1987.

Giordano Bruno, un martire del libero pensiero, in Città Segrete, documentario Rai.

 

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