In un luogo non tanto vicino da
noi, sulla Luna, insiste il cosiddetto Mare della Tranquillità. Tenetelo bene a
mente. Sulla terra, di questi tempi in modo particolare, di tranquillità, di
pace, ne abbiamo davvero poca. Una sola scena per tutte: non solo i morti da
Covid-19, ma tanti papà con occhi bassi a fare la fila nei centri della Caritas,
nelle città come nei piccoli paesi. Ne ho visto uno l’altro giorno, impossibile,
a cui se ne sono aggiunti tanti altri, impensabili. I loro bambini, forse, non
immaginano il senso di umiliazione e di scoramento di questi papà che
rappresentano il volto della dignità contrapposto a quello dei buffoni della
politica di casa nostra. Ma questa è un’altra storia.
Torniamo sulla Luna: in quel
Mare, a un tratto, si dipana un sistema di depressioni chiamato Rimae Hypatia, come la grande filosofa
neoplatonica alessandrina, Ipazia, scarnificata
con gusci aguzzi di conchiglia, ancora
viva le cavarono gli occhi, decapitata
e bruciata per conto dei parabalani, bestie
travestite da monaci al soldo di Cirillo
vescovo, poi santificato.
L’eminenza del pensiero
imbavagliata e oltraggiata dalla potenza in
fieri della Chiesa per mano di un suo signorotto (ops, il santo Vescovo
Cirillo).
La storia ci fornirà innumerevoli
esempi di martiri sacrificati sul patibolo del libero pensiero, degli ideali,
della tutela del famigerato “senso critico”.
Giovanna D’Arco temuta, non da una ma da due potenze, umiliata e
bruciata da Geoffroy Therage, il suo boia, non aveva compiuto ancora i suoi
umili diciannove anni. Correva l’anno 1431. E poi il martire di Campo dei
Fiori a Roma, Giordano Bruno, la cui
sagoma tra le tende del mercato ancora oggi rivolge lo sguardo nascosto da un
copricapo verso il Vaticano che prima di incenerirlo gli aveva applicato la
mordacchia, un attrezzo di metallo infilato in gola per evitare che il detenuto
parlasse durante il tragitto verso il rogo. Correva l’anno 1600.
I tempi passano, i “roghi” no.
Poi c’è Aleksej Naval’nyj, un
quarantaseienne che fa tremare il Cremlino. La storia è nota: è il principale
oppositore di Vladimir Putin. Al suo
arresto, dopo il suo fallito avvelenamento, si registrano, a oggi, 11.000
fermati e più di 6000 anni di carcere già inflitti ai manifestanti che chiedono
a gran voce la sua liberazione.
È il coraggio delle idee, dicitur, che fa rivivere gli uomini
liberi, determinati, non addomesticabili. Ci ricordiamo, esempio, di Anna Stepanovna Politkovskaja, anche
lei russa, in testa a quell’esercito di giornalisti che in ogni dove hanno
pagato con la vita la loro opposizione a un sistema dittatoriale, criminale, masso-mafioso;
dei magistrati saltati in aria e crivellati, di leader politici, di chiunque sia entrato suo malgrado in quella palude dell’esistenza chiamata mattanza.
Adesso leggete queste due altre
storie a voi note.
La prima: immaginate un tizio che
vive in un paese straniero e che si reca al suo consolato per disbrigare
questioni burocratiche legate a un divorzio in corso. Entra e dopo un po' di
tempo, naturalmente, esce. In valigia. A pezzi. È il giornalista Jamal Khashoggi, oppositore al regime
saudita a guida di Mohammed bin Salman,
principe ereditario a Riyad.
La seconda: immaginate il leader
dei leader, il Richelieu dei Mazzarino (l’accostamento dei due personaggi storici
è per potenziare la statura dell’uomo), il Martin Luter King dei diritti umani,
l’Aldo Moro degli statisti, il Federico II (anzi no), il Lutero delle Riforme, il
Lorenzo il Magnifico del Rinascimento, il Mister Bean di casa
nostra, che stamani si è materializzato in un muro di Roma, non quello di
Palazzo Chigi: Matteo Renzi che
stringe la mano a Bin Salman, in occasione della sua ultima visita in Arabia
per magnificare una dittatura dopo aver incenerito una democrazia in difficoltà.
Nel grande libro della storia c’è
posto per tutti: per i martiri del libero pensiero, per i satrapi, per i loro
adulatori, per gli adulatori degli adulatori dei satrapi, per gli artisti.
Tra quest’ultimi anche lo street
artist Harry Greb per il murales di Roma.
Pensando allo statista di casa
nostra, l’adulatore di MBS, lo ricorderà la voce di un attore-regista, Roberto Benigni, quando tra i campi
chiama: Pinoc_hio, Pinoc_hio!
Aspettando la prossima
umiliazione di una nazione.
S. Ronchey, Ipazia. La vera storia, Bur, 2011.
R.Pernoud -M.V. Clin, Giovanna D’Arco,
Il Giornale, Biblioteca Storica 1987.
Giordano Bruno, un martire del libero
pensiero, in Città Segrete,
documentario Rai.
Riproduzione Riservata
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Complimenti, come sempre, un abbraccio.
RispondiEliminaComplimenti prof.
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