Oggi, 20 febbraio 2021, è il giorno del mio cinquantaduesimo compleanno. Vi sembrerà strano, ma non sono cambiato molto rispetto alle foto che postate sui social in segno di affetto e di stima. Talora anche di rabbia. E sì, quella rabbia che in questi lunghi e interminabili diciassette anni ho cercato di mitigare anch’io che mi trovo dall’altra parte della linea. Quelle linee di calcite della lastra marmorea che accarezzo lentamente ogni qualvolta sento i miei dall’altro lato della cappella alla ricerca di un impercettibile ma caldo contatto con i polpastrelli delle dita. Ma oggi è un giorno di festa. Della mia festa. Non parlerò, quindi, dell’umana viltà. Né di certi sciacalli in colletto bianco a Viterbo e né dei vermi, quelli veri, che mi hanno sfigurato in quell’ultima notte di dolore e la dignità giù a Barcellona. Oggi parlerò di altro. Immaginatemi soltanto con i capelli sfumati di grigio (ma solo un po') e qualche ruga della maturità. A ogni mo...
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Questo spazio è per quel raro prototipo di essere umano dignitoso, libero, non addomesticabile, che si nutre di pensiero divergente e che ama la sosta. (L.A.I)