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Vanna Marchi Premier subito! di Luciano Armeli Iapichino

 

Vanna Marchi - immagine dalla rete 

In principio fu lei!
Fu lei a capire che questa nazione aveva potenziali possibilità: il raggiro nazionale e il suicidio collettivo. 
Fu lei a comprendere che la penisola è attraversata da un retroterra culturale talmente fertile di degrado e di vuoto da poter propinare le truffe più assurde. Ramoscelli, sale e maghi per togliere il malocchio a suon di milioni. 
In principio fu proprio Vanna Marchi a “lanciare” indirettamente l’allarme in cui versava una buona parte della società italiota, sprovvista di antidoto contro gli asini volanti e le potenziali seduzioni di massa, alienata di normalità. 

Una massa dal ragionamento “corto”, veloce, immediato, finalizzato alla costruzione del “BALOCCHISMO”, ovvero di una nazione immaginaria in cui fondere distrazione ad ampio raggio e legalizzazione dell’illegale, nebulizzazione della memoria collettiva e omicidio del comune senso del pudore con l’accettazione dell’improponibile; 

accecamento dell’occhio della proiezione a lungo termine e cacciata delle nuove generazioni verso l’esilio d’oltralpe, rincoglionendone quelle più stanziali. 

Forse è stata Vanna Marchi a intuire che un popolo siffatto potesse addirittura convivere con autisti di camorristi e fedelissimi di boss stragisti in Parlamento, insieme alle nipoti in coscia marocco-egiziana. 

Forse è stata l’urlatrice delle televendite 

a intuire che un popolo con mentalità da tifosi di calcio, armato contro il vicino di casa, agghindato di provincialismo e sogni materiali, potesse strafottersene delle mancate verità di Stato inoculate con il siero indolore del depistaggio. 

Forse è stato il mago brasiliano Do Nascimento a far pagare il pizzo dell’ignoranza a una società distratta e ubriaca di demagogia. 

Attenzione: e chi avrebbe dovuto svegliarla subiva, elevandosi, la metamorfosi dell’intellighenzia di sinistra, auto-depositaria della cultura d’élite, stanca di sostare dinanzi alle fabbriche, incline a mediazioni militari e a scimmiottare le politiche liberiste. 

Del resto le segreterie di partito diffondono il verbo, oggi, attraverso riviste patinate e iper diffuse tra i lavoratori. 

La prematura dipartita di B., che suona come una vendetta, ha mescolato nuovamente le carte, confondendo i confini tra destra ex sociale e berlusconismo più esasperato, trasformando il terreno della contesa in una giungla di cannibali perversi che si muovono sul traballante terreno dell’implosione.

Evolversi non significa elevarsi. 

Significa che tra un Ministro del Turismo come la pitonata Santanché e un potenziale, e paradossalmente proposto, Presidente della Repubblica come Carlo Nordio, competente e massima espressione di Verità, l’interesse nazionale sarebbe stato più onesto affidarlo a Vanna Marchi, se non nel ruolo di Premier, quantomeno come premio Nobel: prima donna ad aver intuito il raggelante livello del masochismo italiota. Una vera statista, che può fornire talismani in un momento delicato per la nazione nella cappa del malocchio e dell’ incompetenza.  “Diciamociolo!!!”

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