I genitori, spesso, quasi sempre, hanno un sogno: godere dell’affermazione esistenziale e professionale dei figli.
I genitori, spesso, quasi sempre, quando la materia prima è fertile, si sobbarcano di sacrifici enormi per la realizzazione del sogno.
Poi capita che il sogno si avveri. Il figlio è una promessa della scienza medica: la laparoscopia la sua specializzazione.
La famiglia è di Barcellona Pozzo di Gotto, cittadina di persone perbene ma anche inquinata di covi, di latitanti, di figli di boss in convento, di dominus che legano con fili rouges inquietanti i misteri della repubblica e le consorterie criminali isolane, di logge massoniche, di zone grigie, di certe mentalità commiste a prepotenza, spavalderia, arroganza, omertà funzionale, di solidale borghesia in carriera con qualunque mezzo. E a qualsiasi prezzo.
In un contesto così l’urologo è tirato dentro a un affaire losco, contro ogni sua convinzione, volontà, visione delle cose.
Il medico ha studiato, è già apprezzato, ha una carriera pulita dinnanzi, è un bell’uomo, è infarcito, oltre di quella scientifica, anche di cultura classica e umanesimo.
Non può, non vuole essere, un ingranaggio del sistema, non lo vuole diventare, non vuole giurare fedeltà alla criminalità in colletto bianco, né genuflettersi a “don” giudicati e pregiudicati. Tanto discutibili, quanto potenti. Non ha la predisposizione. E soprattutto non gli serve. Ma il gioco si fa squallido e il meccanismo del “non puoi tirarti indietro”, commisto alla tutela della sua famiglia che gli ha donato tutto, lo obbliga a fare ciò che solo il giuramento di Ippocrate può obbligare: salvare una vita a costo di perdere la sua.
Poi la beffa: quella vita è stata salvata! E allora, che motivo c’era di “docciarlo?”
I segreti della gestione mafio-masso-istituzionale, ovvero sistema criminale integrato, legata alla latitanza e all’operazione alla prostata di Bernardo Provenzano non devono trapelare… e l’insofferenza del medico può diventare un problema.
Dopo la barbarica esecuzione, è necessario avallare la linea del depistaggio sulla morte con un sistema perfetto che possa reggere nel tempo e ad altissimo livello. Perfetto? Quasi! Il braccio dell’inoculazione del mix letale è quello sbagliato.
Ora, i due poveri genitori e il fratello di Attilio, perché di lui stiamo parlando, hanno subito 19 anni di veleni giudiziari e anche chimici (questi ultimi un po’ fuori logica massonica: hanno attirato ancor più l’attenzione dopo due decenni di sforzi per silenziare ogni tentativo di ricerca di verità a vario livello, latitudine, imbarazzo). I profili di zona grigia sono evidenti e leggibili soprattutto nelle carte e nella logica di questi eventi.
E chissà cosa ancora c’è dietro…
O forse già è noto.
Il sistema del bavaglio, dell’inerzia, della fraterna associazione a delinquere, ha retto per 19 anni. Ora si avvia un’altra fase. Comprendo che i tempi sono tristi, la giustizia e le sue norme subiscono attentati da un pò, non si vergogna più nessuno, il sistema - quello corrotto - regge. Ma girano gli uomini, le coscienze, la ruota delle nomine e della deontologia professionale. E anche la fortuna. Si salvi chi può. E si salvino pure la giustizia e la verità. La civiltà italiota - dove i sogni si trasformano in chimerico diritto alla giustizia- lo deve ai Manca. Gino resiste. Lo fa per suo figlio. E Angela per tutti.
Si tratta di “travaglio del negativo” in fase di esaurimento. Troppo complicato da comprendere? (LAI)
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